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Il paradosso della plastica: demonizzazione o risorsa cruciale per la sostenibilità?

La plastica è ormai il simbolo della modernità, un materiale versatile e onnipresente che ha radicalmente trasformato il nostro modo di vivere. Dalla sanità all’industria, dalla logistica al packaging alimentare, la plastica è diventata parte integrante di ogni settore economico. Tuttavia, negli ultimi decenni, la plastica ha subito una drammatica inversione di reputazione. Da innovazione rivoluzionaria a simbolo del degrado ambientale, essa viene accusata di essere tra i principali responsabili della crisi ecologica planetaria, in particolare per l’inquinamento degli oceani. È un nemico pubblico, attaccato su più fronti, con proposte di eliminazione totale o sostituzione con materiali alternativi. Ma è davvero questa la strada giusta?

Chris DeArmitt, scienziato e consulente esperto di materiali polimerici, nel suo libro “Il paradosso della plastica”, ci invita a riconsiderare il ruolo della plastica nella nostra società, non solo come prodotto da condannare, ma anche come risorsa potenzialmente cruciale per il futuro della sostenibilità. L’approccio di DeArmitt è scientifico e basato su dati empirici, e ci permette di andare oltre le narrazioni populiste che spesso circondano la plastica. In questo articolo, esploreremo il vero impatto della plastica, i suoi benefici nascosti, e come un uso e una gestione più consapevoli possano trasformarla da minaccia ambientale a risorsa sostenibile.

La plastica: un capro espiatorio facile?

Il punto di partenza di DeArmitt è chiaro: la plastica è diventata un facile bersaglio nella battaglia contro l’inquinamento, ma i dati reali raccontano una storia diversa. Secondo lo studio Plastic Paradox, la plastica rappresenta solo una piccola parte del totale dei rifiuti globali. Contrariamente alla credenza popolare, infatti, solo il 10% dei rifiuti prodotti ogni anno è composto da plastica. Molto più preoccupanti sono i rifiuti alimentari, il legno e la carta, che insieme costituiscono una porzione molto più ampia del totale. Eppure, la plastica ha catturato l’attenzione globale per via della sua visibilità e della sua resistenza alla degradazione.

In particolare, la plastica ha ricevuto il biasimo maggiore per l’inquinamento marino. Le immagini di isole di plastica negli oceani o di animali marini soffocati da sacchetti e rifiuti sono diventate il simbolo di questa crisi. Eppure, DeArmitt ci ricorda che la vera fonte dell’inquinamento marino non risiede nei paesi occidentali che producono e gestiscono correttamente i rifiuti, ma in dieci fiumi principali, tutti situati in paesi in via di sviluppo, dove l’infrastruttura per la gestione dei rifiuti è gravemente carente. I rifiuti plastici di questi paesi finiscono in mare perché mancano sistemi efficienti di raccolta e smaltimento .

In altre parole, la plastica non è intrinsecamente il problema. Il problema è la mancanza di infrastrutture e di una gestione adeguata dei rifiuti in molte parti del mondo. Una corretta gestione dei rifiuti, abbinata a una tecnologia di riciclo avanzata, potrebbe ridurre drasticamente l’impatto ambientale della plastica.

Fonte: Raccoltala Giusta – www.raccoltalagiusta.it

L’Impatto ambientale della plastica: mito e realtà

Uno dei principali argomenti contro la plastica riguarda il suo impatto ambientale. Si sostiene che sia una delle principali cause di emissioni di CO2 e che il suo ciclo di vita comporti un costo ecologico insostenibile. Ma anche in questo caso, DeArmitt smonta molti miti comuni.

Innanzitutto, va considerato che la produzione della plastica è, sorprendentemente, molto meno impattante rispetto ad altri materiali. La plastica è leggera, richiede meno energia per essere prodotta e trasportata, e ha un ciclo di vita lungo. Se confrontata con alternative come vetro, metallo o carta, la plastica emerge spesso come il materiale con il minor impatto ambientale. Prendiamo ad esempio i sacchetti: un sacchetto di carta, pur essendo percepito come più “verde”, richiede una quantità di energia per la sua produzione 4 volte maggiore rispetto a un sacchetto di plastica, e deve essere riutilizzato almeno 40 volte prima di essere davvero una scelta più sostenibile .

Inoltre, il peso leggero della plastica riduce drasticamente i costi e le emissioni legate al trasporto. L’industria automobilistica e quella aerospaziale, ad esempio, hanno integrato sempre più la plastica nei loro progetti per ridurre il peso dei veicoli e, di conseguenza, i consumi di carburante e le emissioni di gas serra. Senza plastica, sarebbe impossibile per queste industrie raggiungere gli obiettivi di sostenibilità a cui ambiscono. In questo senso, eliminare la plastica potrebbe addirittura peggiorare la crisi climatica, spingendo il mercato verso materiali alternativi più pesanti e meno efficienti dal punto di vista energetico.

I benefici inaspettati della plastica

È indubbio che la plastica abbia migliorato la qualità della vita in molti modi, spesso trascurati nella narrativa comune. Pensiamo all’industria sanitaria: prima dell’avvento della plastica, strumenti come siringhe, sacche di trasfusione e dispositivi medici monouso erano realizzati in metalli o vetro, che dovevano essere sterilizzati e riutilizzati, con enormi rischi di contaminazione incrociata. La plastica ha reso possibile la creazione di strumenti monouso a basso costo, altamente sicuri e sterili, che hanno contribuito a salvare milioni di vite, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Durante la pandemia di COVID-19, la plastica è stata ancora una volta fondamentale: mascherine, guanti, schermi facciali e siringhe sono tutti realizzati in plastica, e la loro disponibilità su larga scala ha permesso di contenere la diffusione del virus. Questo esempio mette in evidenza il paradosso della plastica: un materiale spesso demonizzato, ma indispensabile per garantire la sicurezza e la salute umana.

Un altro settore che ha tratto grandi vantaggi dall’uso della plastica è quello alimentare. La plastica prolunga la durata di conservazione dei cibi, riducendo drasticamente gli sprechi alimentari, una delle principali cause di emissioni di gas serra. Senza la plastica, la conservazione e il trasporto degli alimenti diventerebbero molto più inefficienti, portando a una maggiore perdita di cibo e a un aumento dei costi energetici.

L’Economia Circolare e il Futuro del Riciclo della Plastica

Se la plastica è così utile, come possiamo affrontare il problema del suo smaltimento? La risposta, secondo DeArmitt, risiede nell’implementazione di un’economia circolare. Oggi, solo il 9% della plastica viene riciclato a livello globale, ma le potenzialità sono enormi. Il problema principale non è tanto la plastica stessa, quanto la mancanza di infrastrutture adeguate per il suo recupero e riciclo. Migliorare questi aspetti potrebbe trasformare la plastica da rifiuto a risorsa preziosa.

Le tecnologie di riciclo stanno evolvendo rapidamente. Se fino a pochi anni fa il riciclo della plastica era limitato a processi meccanici che degradavano la qualità del materiale, oggi il riciclo chimico offre nuove opportunità. Questo tipo di riciclo permette di scomporre i polimeri della plastica nei loro componenti di base (monomeri), che possono poi essere utilizzati per produrre nuova plastica con la stessa qualità dell’originale. Inoltre, il riciclo chimico è in grado di trattare una gamma molto più ampia di plastiche, comprese quelle che finora erano difficili o impossibili da riciclare.

L’economia circolare, abbinata a tecnologie di riciclo avanzate, potrebbe ridurre drasticamente la necessità di produrre nuova plastica, abbattendo così l’impatto ambientale e rendendo il sistema produttivo più sostenibile. Ma per realizzare questo scenario, è necessario un cambiamento di mentalità: dobbiamo smettere di vedere la plastica come un rifiuto da eliminare, e iniziare a considerarla una risorsa da gestire con intelligenza.

Alla fine del suo libro, DeArmitt lancia una sfida: non dobbiamo più considerare la plastica come una minaccia da eliminare, ma come una risorsa da gestire in modo responsabile. Eliminare la plastica o sostituirla con materiali alternativi non è la soluzione, anzi, potrebbe peggiorare il problema. L’approccio vincente è migliorare le infrastrutture di gestione dei rifiuti, investire in tecnologie innovative di riciclo e promuovere l’educazione pubblica sulla corretta gestione della plastica.

Il paradosso della plastica è quindi questo: un materiale essenziale, che è stato demonizzato per le sue conseguenze ambientali, può in realtà essere parte integrante della soluzione, se gestito con intelligenza e lungimiranza. La sfida non è eliminare la plastica, ma costruire un sistema produttivo e di consumo che la utilizzi in modo sostenibile e responsabile.

Fonti Citazioni:

  1. Raccolta La Giusta – Intervista a Chris DeArmitt
  2. Canon Italia – The Plastic Paradox
  3. Polimerica – Il Paradosso della Plastica
  4. Plastics Paradox – PDF del libro
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